Apicectomia

La salute del cavo orale è un tema di essenziale importanza per il benessere generale, che può anche influire sull’organismo in modi non immediatamente associabili a essa. Se vi sono casi in cui è possibile ripristinarla con un impegno limitato, vi sono anche situazioni in cui la problematica è ormai talmente estesa da non consentire l’utilizzo di pratiche non invasive. Ecco perché lo specialista può decidere di ricorrere a un’apicectomia, una procedura non complessa ma pur sempre un intervento chirurgico.
Ma qual è la struttura di un dente e perché talvolta è necessario procedere con apicectomia dentale?

Il termine “apicectomia” contiene la parola “apice”, che indice una componente specifica della struttura del dente: si tratta del suo elemento più profondo, quello che pone termine alla sua radice.
Ma vediamo da cosa è costituito un dente nella sua interezza, a partire dalla sua componente visibile all’esterno e finendo con quella non visibile:
 
  • Corona, che distingue ciascun dente a seconda della sua funzione. Nei canini, che devono mordere e trattenere, essa è appuntita; negli incisivi, addetti al taglio, è più piatta e affilata; nei molari, che masticano il cibo, è ancora più piatta ma dotata di leggere cavità e cuspidi.
  • Colletto, intorno al quale si sviluppa la mucosa della gengiva. Si tratta di una zona molto delicata, poiché è proprio qui che tende a raccogliersi la placca batterica.
  • Radice, che sostiene il dente, saldamente posizionato all’interno dell’osso alveolare e ancorato a esso grazie al legamento parodontale, fatto di fibre elastiche. Anche in questo caso, nelle varie tipologie di dente vi è una distinzione da fare: canini e incisivi hanno una sola radice, i premolari possono presentarne una oppure due, i molari inferiori ne hanno due e quelli superiori tre. La radice risulta più lunga della corona e finisce, come si è accennato, con l’apice radicolare.
 
Considerando invece gli strati di cui è composto un dente dall’esterno all’interno, essi sono:
 
  • Smalto, l’elemento più esterno, nonché quello in assoluto più duro presente nel nostro organismo. L’igiene orale deve proteggerlo quanto più possibile, poiché la placca batterica può attaccarlo e corroderlo.
  • Dentina, notevolmente meno resistente dello smalto, in quanto ha un ruolo di ammortizzatore per la corona. Essendo però meno dura, è anche vulnerabile all’azione dei batteri, tanto che quella che può sembrare una carie di piccole dimensioni sullo smalto potrebbe essere assai più profonda nella dentina. Essa è anche elemento determinante nella colorazione del dente stesso.
  • Cemento, presente solo nelle radici. Come già anticipa il suo nome, è una sostanza particolarmente dura che protegge la radice e aiuta il dente a restare ancorato all’osso alveolare.
  • Polpa, contenuta all’interno di una camera pulpare che occupa il proprio spazio dalla corona fino alle radici. Quando si parla di vitalità del dente, si fa riferimento proprio alla polpa, un tessuto molle costituito da vasi sanguigni, terminazioni nervose (che determinano la sensibilità del dente), odontoblasti (i produttori della dentina) e altre cellule.

 

A cosa serve un’apicectomia e quando è necessaria


È importante visualizzare tale struttura per comprendere appieno cosa significhi procedere con l’apicectomia dentale, che si rende necessaria quando l’apice radicale del dente è stato colpito da un’infezione che non è possibile trattare con altri metodi meno invasivi, primo fra tutti la devitalizzazione.

Se questa procedura è già stata effettuata una volta sul dente e non ha riscosso il successo sperato, diventa necessario eseguire un’apicectomia sul dente devitalizzato, poiché nella maggior parte dei casi la devitalizzazione stessa non può essere effettuare una seconda volta. Vi sono altri casi in cui non si può devitalizzare un dente come prima cosa, ovvero quando il canale radicolare è: di forma particolarmente contorta; irraggiungibile dagli appositi strumenti; bloccato da un perno che non può essere rimosso.

L’obiettivo dell’apicectomia del dente è quello di agire solo su un’area minima della struttura dentale e chiudere permanentemente il canale radicolare, così da aggirare ulteriori complicazioni e altri interventi sulla corona. Ciò che in assoluto si vuole evitare è l’estrazione del dente, che resta la soluzione estrema alla problematica: è infatti sempre preferibile che la persona conservi la propria dentatura il più possibile integra e naturale. L’estrazione è consigliata solo nel caso in cui quello interessato sia un dente del giudizio.

In particolare, si ricorre all’apicectomia in presenza di granuloma: questa infiammazione cronica interessa proprio l’apice radicale dei denti ed è particolarmente subdola, poiché spesso non dà sintomi iniziali. Se lasciata “lavorare” senza trattamento, l’infezione può anche causare la generazione di un ascesso: intorno alla radice del dente si raccoglie pus, formato da globuli bianchi, cellule morte e batteri, causando una tumefazione che dall’apice radicale si diffonde alle gengive. In questi casi, il paziente può percepire un dolore di entità anche molto forte, così come alitosi, ipersensibilità della dentina, febbre e ingrossamento dei linfonodi del collo. Lo specialista può ritenere opportuna un’apicectomia anche con cisti dentale: questa, così come la fistola, potrebbe essere proprio la conseguenza di un ascesso.  
 
È chiaro che, trattandosi di un intervento chirurgico, un’apicectomia dei denti è un’opzione da valutare con grande attenzione nei casi più delicati e solo dopo l’accertamento della diagnosi, attraverso esami come la radiografia ortopantomografica ed eventualmente una endorale, che consentono di verificare l’entità dell’infezione e di capirne dinamiche e possibili conseguenze.

L’infezione può infatti nascere da diverse cause, come carie profonda, rottura o scheggiatura del dente e altri traumi, che possono danneggiare la polpa anche senza lasciare segni visibili, età avanzata oppure diversi interventi ai denti. In genere, la radiografia restituisce l’immagine di una macchia tondeggiante di colore scuro sull’apice della radice: essa indica la presenza di una lesione.

 

Cosa si rischia se non si procede con un’apicectomia


Un’infezione all’interno del cavo orale è una questione molto più seria di quanto si possa pensare. Quando viene trascurata, essa può perfino interessare il sangue e i tessuti circostanti, provocando addirittura conseguenze come la setticemia. Inoltre, così come un granuloma può degenerare in ascesso, può svilupparsi anche una pulpite dentale, ovvero un’infiammazione della polpa che nei casi più gravi può anche provocarne la “morte” (necrotizzazione). Non solo: la radice e il dente stesso possono andare incontro a distruzione e può verificarsi una graduale perdita dell’osso alveolare ove è situata la radice.

 

Come si esegue un intervento di apicectomia


La prima domanda che il paziente si pone è certamente questa: l’apicectomia dentale fa male? Sebbene si tratti di un intervento invasivo e indicato nelle situazioni da tenere sotto più stretto controllo, l’apicectomia non è dolorosa: le tecniche chirurgiche e le procedure di anestesia sono state oggetto di un’evoluzione che ha consentito di rendere l’apicectomia un’operazione ambulatoriale da eseguire con anestesia locale o, se necessario e possibile, sedazione cosciente.

In ogni caso, la scelta della procedura da parte del medico segue sempre la diagnosi e la raccolta di informazioni fondamentali: patologie pregresse o in atto, allergie del paziente a materiali o farmaci specifici, assunzione di farmaci in corso, possibile gravidanza.

Di seguito, ecco come si esegue un intervento di apicectomia:
 
  • Una volta anestetizzato il dente, si espone la radice grazie a un’incisione effettuata sulla gengiva
  • Si rimuove il tessuto infetto in profondità
  • Si rimuove l’apice della radice (circa 2 o 3 millimetri)
  • Si disinfetta accuratamente l’area per evitare che restino batteri, possibile causa di altre infezioni
  • Si procede con l’otturazione retrograda (o sigillatura) del canale radicolare, tramite l’utilizzo di un materiale biocompatibile: ciò impedisce ai batteri di accedere al canale
  • Si riposizionano i lembi gengivali e si applicano punti di sutura, che il medico rimuoverà dopo alcuni giorni dall’operazione.

È possibile eseguire un’apicectomia su denti di ogni natura, tranne, come si è accennato, nel caso di denti del giudizio. Chiaramente, l’entità dell’intervento dipende dalla tipologia di dente, dal suo posizionamento e dal numero di canali radicolari: è più semplice intervenire su canini o incisivi piuttosto che sui molari, caratterizzati da più di un canale radicolare. In genere, comunque, un’apicectomia dentale può durare da mezz’ora a circa 90 minuti.

 

Apicectomia: tempi di guarigione e post-intervento


Allo stesso modo, dopo un’operazione di apicectomia i tempi di guarigione variano a seconda della situazione, ma in genere queste sono le fasi:
 
  • Dai 3 ai 5 giorni perché si risolvano i sintomi post-intervento
  • Dai 7 ai 10 giorni per la cicatrizzazione dei tessuti
  • Fino a 3 mesi per la guarigione completa dall’infezione. A questa scadenza, o almeno dopo 6 mesi, è necessario ricorrere a una radiografia per confermare la scomparsa della lesione.

Per affrontare al meglio un’apicectomia e ridurre i rischi in seguito all’operazione, è molto importante la collaborazione attiva del paziente, che prima dell’intervento dovrebbe:
 
  • Pulire accuratamente il cavo orale e, da 3 o 4 giorni prima, fare anche risciacqui con collutori disinfettanti
  • Uno o due giorni prima, su prescrizione medica, assumere un antibiotico per contrastare il possibile insorgere di infezioni
  • Due ore prima, assumere un farmaco antinfiammatorio per combattere preventivamente l’infiammazione e il dolore che si manifestano una volta finito l’effetto dell’anestesia.

Certamente, dopo un’apicectomia dentale il gonfiore è una delle manifestazioni più comuni insieme al dolore, soprattutto nel giorno seguente. Inoltre, dopo un’apicectomia dentale le conseguenze possono essere:
 
  • Intorpidimento e sanguinamento della gengiva nella zona interessata. In seguito, una volta che la gengiva avrà ripreso il proprio colore naturale, resterà un piccolo segno di colore bianco nel punto in cui è avvenuta la cicatrizzazione
  • Maggiore sensibilità del dente, in particolare agli sbalzi di temperatura
  • Difficoltà nell’apertura della bocca e nella masticazione.

Dopo un’apicectomia dentale i rischi comprendono anche il fallimento dell’intervento, in particolare dovuto a una sigillazione imperfetta del canale radicolare, a cui deve necessariamente seguire l’estrazione del dente.
In caso di apicectomia dentale i tempi di guarigione sono influenzati non solo dai naturali tempi con cui i tessuti si riparano, ma anche dai comportamenti tenuti dal paziente. Per supportare il processo nel migliore dei modi, si dovrebbe:
 
  • Applicare impacchi di ghiaccio sull’esterno del viso, nella zona corrispondente al dente interessato
  • Fino a 5-6 giorni dopo l’intervento, assumere farmaci antinfiammatori, in particolare l’ibuprofene, per alleviare il dolore e ridurre il gonfiore
  • Una volta trascorse 12-24 ore dall’apicectomia, utilizzare di nuovo collutori disinfettanti per sciacquare la bocca per circa due settimane
  • Sempre durante la pulizia dei denti, da effettuare con spazzolino a setole morbide, evitare di spazzolare con troppa forza la gengiva
  • Fare attenzione a non allentare involontariamente i punti di sutura, ad esempio con un movimento imprevisto del labbro
  • Restare a riposo assoluto per almeno un paio di giorni, evitando sforzi fisici e soprattutto attività sportive
  • Proseguire per altri 3 giorni la terapia antibiotica già cominciata prima dell’intervento. Eventualmente, se non iniziata in precedenza, è possibile farlo subito dopo l’operazione (sempre esclusivamente con prescrizione medica)
  • Consumare cibi morbidi e liquidi, come ad esempio zuppe o minestre (rigorosamente tiepide), purè, frullati, carne macinata, pesce bollito, ecc.

Una volta confermata la guarigione del dente, le probabilità di recidiva sono estremamente basse: in particolare, l’utilizzo del microscopio operatorio si è rivelato nel tempo assolutamente fondamentale, portando la percentuale di buona riuscita dell’apicectomia dentale a oltre il 95% a 5 anni dall’intervento. In ogni caso, è essenziale non perdere di vista l’importanza della prevenzione: il paziente dovrà quindi sottoporsi a regolari visite di controllo nel corso degli anni.

 

Dove sottoporsi a un’apicectomia


Per prendersi cura della salute della propria bocca, è opportuno scegliere con attenzione a chi rivolgersi. Se l’apicectomia dentale può rivelarsi l’unica opzione possibile, si giunge a tale conclusione solo dopo una rigorosa analisi della storia personale e clinica, l’accertamento della diagnosi con i test diagnostici più precisi e la conseguente valutazione dell’infezione e della problematica nella sua interezza. Solo a questi passi può seguire la determinazione del trattamento, che dev’essere posto in essere grazie al supporto di specialisti esperti e tecnologie all’avanguardia.

Tutti elementi presenti nelle Dental Unit degli ospedali GVM Care & Research, basate su di una visione a 360 gradi del paziente e delle sue esigenze. Studiate e organizzate per la cura della salute orale in persone di ogni fascia d’età, queste strutture offrono al paziente la possibilità di un percorso integrato di diagnosi, trattamento e futura prevenzione, con la sicurezza di avere sempre a disposizione un’équipe preparata e multidisciplinare.
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