Parodontite: il fumo di sigaretta tra i principali fattori di rischio

Parodontite: il fumo di sigaretta tra i principali fattori di rischio
La parodontite, patologia caratterizzata dall’infiammazione dei tessuti intorno ai denti con conseguente riassorbimento del supporto osseo del dente (che porta a un’aumentata mobilità del dente), ha uno sviluppo fortemente influenzato da fattori di rischio esterni, tra cui il fumo di sigaretta.

Sebbene, infatti, la causa della malattia parodontale sia prevalentemente locale, da rinvenire nell’esposizione prolungata ai batteri nella placca, alcune condizioni rendono più probabile sia la sua comparsa che un’evoluzione in forma grave. Tra queste obesità diabete e fumo.

«A parità di igiene orale e di predisposizione genetica, un fumatore ha un rischio 4 volte più alto di ammalarsi di parodontite», spiega il dott. Michele Modoni, odontoiatra esperto in Parodontologia e responsabile della Dental Unit di Città di Lecce Hospital. Con lui abbiamo approfondito questo argomento, col supporto di diversi studi scientifici.

Fumo di sigaretta e parodontite: le ricerche

Una ricerca del 2003 ha valutato il tabagismo come il fattore di rischio più determinante per la perdita di attacco del dente, mentre un altro studio del 2015 aveva mostrato come smettere di fumare comportasse una progressiva riduzione del rischio di sviluppare la parodontite e di perdita dei denti. Una pubblicazione del 2019 sul Journal of Periodontology conferma quanto già dimostrato in passato ed evidenzia nuovi dati: nei casi presi in esame, il tasso di parodontite è stato del 35% tra chi aveva l’abitudine al fumo, del 19% tra gli ex fumatori e del 13% tra chi non ha mai fumato.

Diversi i motivi per cui il consumo di tabacco influenza tanto lo sviluppo della patologia. Il fumo:
  • abbassa le difese immunitarie;
  • aumenta l’infiammazione;
  • è un vasocostrittore, per cui nasconde il sanguinamento gengivale, uno dei principali campanelli d’allarme della presenza di malattia parodontale, e ritarda la diagnosi.
Per via delle difese immunitarie ridotte e dell’effetto infiammatorio, tra l’altro, l’abitudine al fumo può ostacolare anche una piena azione dei trattamenti, non chirurgici (come lo scaling o levigatura radicolare, per la rimozione del tartaro e della placca batterica) o chirurgici (come gli interventi per l’eliminazione delle tasche parodontali e il rimodellamento dell’osso alveolare).

Oltre alla normale igiene dentale quotidiana, dunque, i fumatori sono invitati a controlli periodici, meglio se presso dentisti esperti in Parodontologia.

Sigaretta elettronica: rischio minore?

Lecito domandarsi se il fumo delle sigarette elettroniche, sempre più diffuse, influenzi in maniera minore lo sviluppo della parodontite rispetto al tabacco.

La letteratura scientifica sul tema non è ancora esauriente, tuttavia uno studio dedicato all’impatto della sigaretta elettronica sulla salute dell’apparato stomatognatico e pubblicato sul Clinical and Experimental Dental Research ipotizza che anche questa abitudine possa condurre a un rischio elevato. La teoria si basa su effetti come l’aumento di placca e di profondità della tasca gengivale causato dal riscaldamento e dalla vaporizzazione di nicotina e aromi oppure, nelle sigarette elettroniche senza nicotina, di sostanze chimiche come alluminio, rame e piombo.
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